Assegno Unico dimezzato, pessima notizia dall’INPS: queste famiglie dovranno arrangiarsi con due spicci
L’INPS è molto chiara sul valore dell’assegno unico. Per questo dovete sapere quando si dimezza e non avrete la stessa somma di prima.
L’Assegno Unico Universale è la misura economica a sostegno delle famiglie con figli a carico istituita con la Legge Delega 46/2021.
Deve essere percepito come una misura destinata a tutte le famiglie, che varrà dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno di ciascun figlio fiscalmente a carico.
Salvo alcuni casi particolari, per i nuclei beneficiari dell’Assegno dal 1° marzo 2023 al 29 febbraio 2024, non serve un’istanza di rinnovo, ma solo un ISEE valido 2024 per mantenere la quota mensile commisurata alla fascia economica del nucleo.
Per i nuclei, invece, che inizieranno a percepire l’Assegno Unico Universale nel 2024. Servirà oltre all’ISEE valido anche l’inoltro della domanda specifica, servizio per cui è possibile rivolgersi alle sedi del Patronato Acli.
Cosa prevede l’Assegno Unico Universale
Questa misura come detto è stata prevista per dare un sostegno alle famiglie con figli fiscalmente a carico, per agevolare economicamente situazioni che potrebbero rivelarsi complesse.
L’Assegno Unico Universale si chiama così perché, a fronte di un’unica e universale prestazione economica ha rimpiazzato altre prestazioni come: il vecchio premio alla nascita 800 euro o il Fondo prestiti ai neo genitori.
INPS e Assegno Unico Universale
L’ingresso nella maggiore età di un figlio a carico blocca l’erogazione dell’Assegno Unico Universale, pertanto ci sarà bisogno di una nuova domanda da parte del figlio, oppure dal genitore, coi dati richiesti dalla procedura, la domanda originaria presentata quando il figlio era ancora minorenne. È uno dei chiarimenti contenuti nel messaggio 1714 dell’INPS, con cui l’istituto di previdenza è intervenuto per fare il punto su alcuni aspetti regolamentari della prestazione che ha fatto il suo debutto dal 1° marzo 2022.
Al compimento dei 18 anni la validità dell’Assegno non decade, ma viene bloccata in attesa che il genitore, oppure il figlio divenuto nel frattempo 18enne, facciano presente all’INPS la mutata situazione con tutte le informazioni del caso. L’ingresso nella maggiore età comporta dei requisiti specifici di cui il figlio deve essere in possesso affinché l’assegno resti valido. In primis frequentare un corso di formazione scolastica o professionale, oppure un corso di laurea. Oppure svolgere un tirocinio o un’attività lavorativa e possedere un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro. Essere registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego o svolgere il servizio civile universale.