Casa, comprarla non conviene più: lo Stato è arrivato a batter cassa | Le tasse da pagare sono davvero folli
Gli italiani da sempre amano comprare case. Il popolo italico è sempre stato convinto che l’investimento migliore sia il mattone.
In Italia acquistare casa è proprio un punto di arrivo. Un po’ per motivi culturali, un po’ per la grande disponibilità di immobili a disposizione, secondo un’ indagine catastale esisterebbe circa 1 edificio per ogni cittadino.
Il 73% della popolazione possiede almeno una casa di proprietà, il dato è tra i più alti al mondo. Si tratta sicuramente di una statistica positiva per quanto riguarda le ripercussioni sul tessuto sociale del Paese.
Gli italiani percepiscono il possedere un’abitazione come un elemento di sicurezza e stabilità. Ma la grande propensione degli italiani a realizzare investimenti immobiliari spesso non si ferma alla prima casa.
In gran parte della popolazione è diffusa l’idea che il mattone sia uno degli investimenti sicuri per eccellenza, un bene rifugio sul quale investire anche la maggior parte dei propri risparmi. Esiste poi un enorme patrimonio immobiliare inutilizzato costituito da case ereditate.
Investire nel mattone ha senso nel 2024?
Dato per assodato che il sogno di possedere una seconda casa è un grande desiderio per gli italiani. Bisogna capire se ancora conviene. Ad esempio nel caso di acquisto da un privato, le tasse da pagare sono 3: l’imposta catastale, pari a 50 €, l’imposta ipotecaria, sempre 50 € e la tassa sul registro pari al 9% del valore catastale dell’immobile. In caso di acquisto da privato non c’è da pagare iva sulla seconda casa.
Nel caso invece si acquisti direttamente da un costruttore o da un’impresa edile soggetta ad IVA le tre imposte precedenti salgono e bisogna pagare l’iva su seconda casa al 10%, o 22% in caso di immobile di lusso.
Imposte sulle seconde case
Le seconde case sono sottoposte a tassazione annua tramite tre imposte, IMU, TARI e IRPEF. Quella che dovete tenere in considerazione è sicuramente l’IRPEF. La quale va a sommarsi al reddito imponibile del proprietario e c’è una grande differenza se l’abitazione è sfitta o affittata e dove sia ubicata.
A titolo di esempio una casa sfitta nello stesso comune dell’abitazione principale prevede imposte da pagare pari al 50% della rendita catastale rivalutata del 5% aumentato di 1/3.
Casa affittata in regime ordinario: in questo caso viene tassato il maggiore tra la rendita catastale dell’immobile rivalutata del 5% e il 95% canone di locazione. Questo valore viene assoggettato ad IRPEF. Pensateci prima di acquistare la seconda casa, le imposte non sono le medesime di quelle sulla prima.