Disoccupazione, ora cambia tutto: chi fa l’insegnante deve stare attento | Requisiti sempre più rigidi
Se siete disoccupati leggete qui, c’è tutto quello che è necessario sapere, per essere sostenuti mentre cercate lavoro.
La Naspi, acronimo per Nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego, è una indennità mensile di disoccupazione, cioè un sostegno al reddito per i lavoratori che avevano un rapporto di lavoro subordinato e hanno perso involontariamente la propria occupazione. Involontariamente è un concetto da tenere presente, perché come per la vecchia disoccupazione c’è differenza tra chi si licenzia e chi viene senza colpa licenziato.
La Naspi non spetta infatti, salvo specifiche situazioni, ai lavoratori che si dimettono o che hanno interrotto il rapporto di lavoro con una risoluzione consensuale.
La Naspi spetta indistintamente a: lavoratori dipendenti; apprendisti; soci lavoratori di cooperativa; dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni; artisti con rapporto di lavoro subordinato.
Non hanno diritto alla Naspi i dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni e gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato.
Insegnanti e Naspi
Fate attenzione ai concetti se fate parte della pubblica amministrazione, perché come detto la Naspi è riconosciuta solo a chi ha un lavoro a tempo determinato. Ipso facto non spetta per coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato anche se vengono licenziati.
Con la chiusura dell’anno scolastico 2023/2024, moltissimi insegnanti precari presenteranno la domanda di indennità di disoccupazione. Moltissimi i contratti a termine di insegnanti in scadenza a giugno che danno diritto all’accesso alla disoccupazione, in attesa di un nuovo contratto.
La Naspi non spetta a tutti
Qualora non si fossero maturate almeno 13 settimane di contributi nel quadriennio precedente la presentazione della domanda, non c’è diritto alla prestazione. A dare diritto all’indennità di disoccupazione potrebbe essere anche una supplenza a breve termine, a patto di aver maturato i contributi richiesti nel corso dei 48 mesi precedenti.
Il lavoratore perde il diritto alla Naspi qualora: perda lo stato di disoccupazione; non partecipi alle iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale; rifiuti un’offerta di lavoro congrua; si verifichi l’inizio di un’attività lavorativa subordinata senza aver provveduto, entro 30 giorni, alla comunicazione del reddito annuo previsto; inizio di un’attività lavorativa autonoma senza aver provveduto alla comunicazione di cui sopra; raggiunga i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato; venga accolta la domanda di assegno ordinario di invalidità, a meno che il lavoratore non scelga di continuare a prendere la Naspi, se l’importo è più conveniente.