Salute, olio di oliva e di semi dannosi: le analisi hanno trovato un veleno da brividi | Non comprarlo mai più
L’Università di Bologna ha svolto un’importante ricerca e ha scoperto qualcosa di grave sull’olio che usate per cucinare.
Il mondo è cambiato e lo sapete, il sistema capitalistico è imploso su sé stesso, perché nel lungo periodo ha solamente cercato di implementare il business e gli introiti.
Negli anni avete visto il vostro cibo perdere la qualità, i vostri mari inquinarsi, la terra perdere i suoi frutti e il clima cambiare per l’immissione di particolati che hanno guastato l’equilibrio terreste.
Cercare una svolta green ora è importante, tutti devono dare il loro massimo contributo per contribuire a salvare il pianeta e tutti i suoi abitanti.
Per questo motivo, implementare studi di indagine per scoprire cosa finisce sulle tavole è un aiuto, per salvaguardare la salute di tutti.
La scoperta sull’olio
L’Università di Bologna, ha rilevato per la prima volta la presenza di microplastiche in diversi tipi di olio extravergine di oliva, olio di oliva, olio di semi e olio misto, in bottiglie di Pet e vetro, prodotte in Italia e Spagna.
Nell’analisi dei campioni di olio, è stata trovata un’abbondanza media di microplastiche di 1.140 x 350 MP / L. Le microplastiche rilevate, essendo la maggior parte di esse frammenti, avevano dimensioni di 100 micron e principalmente composti da polietilene e polipropilene. L’analisi statistica, ha dimostrato che non c’erano differenze significative nella presenza di particelle tra tipi di olio vegetali o di packaging.
Microplastiche dannose per la salute
Se riflettete, le microplastiche sono presenti sulle vostre tavole costantemente, secondo gli studi se ne ingeriscono fino a duemila minuscoli frammenti per settimana, che corrispondono a circa 5 grammi, l’equivalente in peso di una carta di credito. In media sono pari a oltre 250 grammi l’anno un quadro molto desolante.
Il problema principale è il fatto che i materiali in plastica subiscono dei processi di degradazione molto lenti: oggetti come buste di plastica e simili tendono prima a frammentarsi, cosa che rende quasi impossibile una loro eliminazione a posteriori. Naturalmente, una volta presenti negli oceani, rientrano nella catena alimentare, tramite l’acqua e il consumo di alimenti contaminati. Se si tiene conto del fatto, inoltre, che i materiali plastici sono frutto del ciclo di lavorazione del petrolio, è evidente come queste sostanze possano essere di vario tipo e contenere bifenili policlorurati, idrocarburi policiclici, stirene, metalli tossici, ftalati, bisfenolo A e così via. Il corpo non riesce a eliminarle e la salute se ne va per sempre,