Tari, la tassa è una condanna: il costo sale più velocemente delle bollette | Se vivi qui ti tocca prendere un prestito
La Tari sta facendo da fondo cassa per alcuni comuni. I cittadini sono abbastanza amareggiati sul computo della tassa.
La tassa sui rifiuti è un tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi.
La TARI è stata introdotta, a decorrere dal 2014, come tributo facente parte, insieme all’imposta municipale propria ( la vecchia IMU) e al tributo per i servizi indivisibili (TASI), dell’imposta unica comunale (IUC).
Dal 2014, pertanto, la TARI ha sostituito il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (TARES), che è stato vigente per il solo anno 2013 e che, a sua volta, aveva preso il posto di tutti i precedenti prelievi relativi alla gestione dei rifiuti, sia di natura patrimoniale sia di natura tributaria.
Non viene calcolata in base alla mole dei rifiuti, ma in base ai mq e alla proprietà dell’area suscettibile di produrre una mole di rifiuti urbani.
Aumenti
Conducendo un’analisi abbastanza semplice, si evince che nel periodo compreso tra il 2018 e il 2023 il costo della Tari è salito mediamente di quasi il 10% (9,69%), ma con andamenti molto diversi in base alle aree geografiche. Il costo a carico dei cittadini per la raccolta dei rifiuti è spesso maggiore dove il servizio non funziona per nulla.
Quindi è ovvio che venga percepita in maniera ingiusta e paradossale, a causa dei gravi disservizi specialmente se i costi sono esagerati rispetto a quanto venga garantito dal proprio comune.
Le città hanno Tari diverse calcolate in maniera ingiustificata
Il fatto che sia calcolata in maniera totalmente randomica, è evidente dall’incidenza della Tari sul reddito familiare medio. Se nel Nord Est si ferma allo 0,64% e nel Nord Ovest allo 0,74%, nelle regioni centrali si sale allo 0,9% e nel Mezzogiorno all’1,34%. Una debacle totale per i comuni.
Il sistema attuale ha pertanto fallito completamente nel garantire equità e giustizia sociale e ha contribuito ad acuire le diseguaglianze, creando disparità tra le diverse aree geografiche del Paese. Un aumento non giustificato soprattutto per la carenza dei servizi resi, che in alcune grandi città risultano spesso inefficienti a causa delle limitate risorse disponibili. Peraltro, la Tari è destinata ad aumentare ancora nel 2024 di 1,4 punti percentuale di media come revisione del piano tariffario. Senza migliorare i servizi, è praticamente un furto.