Netflix presto in tribunale, streaming bloccato da un momento all’altro: se non pagherà dirà addio all’Italia
Grossi guai legali per la grande regina dello streaming, il giudice dovrà prendere un’importante decisione.
La piattaforma più famosa al mondo per lo streaming legale, colei che ha rivoluzionato il modo di usufruire dei contenuti televisivi è finita in un ciclone giuridico che potrebbe creare un importante precedente.
Come sapete la settima arte è frutto del lavoro condiviso di artisti, stunt, maestranze varie, doppiatori, sceneggiatori, ma la produzione massiva che Netflix chiede, purtroppo non permette a tutti di esprimere al meglio il loro potenziale lavorativo.
Se a questa mancanza di tempo per prepararsi adeguatamente a lavorare, manca anche l’adeguata retribuzione, si denota una mancanza di rispetto per il lavoro altrui, che potrebbe danneggiare moltissimo la piattaforma.
Le premesse per un giudizio legale ci sono e solamente il giudice stabilirà sul caso.
Cosa ha combinato Netflix?
La società artisti 7607, società che tutela e gestisce i diritti connessi di migliaia di attori e doppiatori in Italia e nel mondo, ha citato in giudizio Netflix presso il Tribunale civile di Roma. Questa azione legale è stata fortemente pensata, perché si cerca di dimostrare che non ci sia da parte delle piattaforma un compenso adeguato e proporzionato spettante per legge nei confronti dei loro artisti.
Il comunicato della cooperativa è molto esaustivo, perché dice che dopo oltre otto anni di sterili trattative per ottenere i dati necessari alla determinazione del compenso per gli artisti previsto dalla normativa europea e nazionale, Artisti 7607 si vede costretta a ricorrere al giudice ordinario per chiedere il rispetto della legge.
Netflix e le remunerazioni proporzionate
I portavoce di Netflix hanno affermato che non è mai stato nelle loro intenzioni volere sottovalutare le categorie e che l’operato dell’azienda è sempre stato trasparente e che hanno cercato di trovare un accordo economico con la società Artisti 7607, senza vedere collaboratività da parte della loro controparte.
Alcuni nomi famosi come Neri Marcorè, Elio Germano e Valerio Mastandrea hanno ribadito che il compenso degli artisti per legge deve essere proporzionato ai ricavi e quindi si richiede molta più trasparenza sui dati delle opere audiovisive trasmesse dalla piattaforma. L’unico che potrà stabilire se l’azienda leader dello streaming stia chiudendo contratti al ribasso, svalutando la categoria degli artisti sarà il giudice, che dovrà decidere se la piattaforma in base ai suoi incassi di distribuzione globale, stia palesemente sottopagando gli artisti, prassi che porterebbe il futuro del cinema ad una grave precarietà.