Assegno di Inclusione, un disastro per le famiglie: c’è chi non ha ricevuto un euro | Per risolvere c’è solo un modo
Dal 25 Gennaio l’Inps ha comunicato alle famiglie che l’assegno di inclusione per loro era stato accettato, ma non tutto è ok.
L’assegno di inclusione sarà un strumento importante per i nuclei familiari e si stima che più di 280.000 mila famiglie abbiano ricevuto la bella notizia di aver ottenuto questo prezioso benefit.
Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni, rispetto al reddito di cittadinanza, i controlli, per potere usufruire dell’ADI, sono rigidi, severi e vengono effettuati con largo anticipo, per evitare che ne approfittino famiglie non meritevoli.
Per la precisione circa 117.461 domande sono state respinte per mancanza di requisiti, in primis per superamento della soglia di reddito necessaria anche di poco e, fatto ben più grave, qualcuno ha omesso di avere un’attività lavorativa.
Il problema più grave è sempre dato dal fatto che l’indicatore ISEE viene fatto con la dichiarazione dei redditi dell’anno precedente e pertanto, molte famiglie che ad oggi potrebbero non avere la stessa situazione reddituale dello scorso anno, non ricevono l’assegno in base alla dichiarazione di 12 mesi prima.
Domande respinte
Su quanto concerne la non accettazione di alcune domande, però, non c’è chiarezza, perché sembra non esserci una ragione comune per tutti i casi, ma il Governo ci tiene a precisare che non ci sono errori voluti o discrepanze, ma che verranno riesaminati i casi respinti, se per caso c’è stato qualche problema sconosciuto che ha impedito a persone meritevoli di avere l’ADI.
La spiegazione più plausibile è che nella domanda non si sia specificato che le condizioni familiari sono di profondo disagio e questo potrebbe peggiorare senza l’aiuto dell’assegno di inclusione e dei suoi 654,84 euro.
L’INPS spiega perché alcuni sono stati esclusi dall’assegno di inclusione
L’ente previdenziale ha sottolineato che alcune domande non sono state accettate, perché ci sono dati discordanti tra quelli forniti nella domanda o nell’ISEE e quelli che si trovano nelle banche dati dell’INPS. Molte persone, inoltre, hanno fatto confusione sulle residenze o sui beni durevoli come le auto. Se lo sbaglio è involontario è correggibile, andando al Caf per sistemare l’Isee, è possibile riproporre la domanda.
Ricordate che se l’Inps verifica dimissioni volontarie dal lavoro, a meno che non si siano verificati requisiti improrogabili di continuità del rapporto lavorativo, vengono considerate giusta causa per non erogare la prestazione e questo divieto permane per 12 mesi dal momento in cui il rapporto lavorativo è terminato. Cercate di essere precisi nella presentazione della domanda.