Farina di insetti causa shock anafilattico, il rischio è più alto di quanto pensi: chi è in pericolo di vita
Il novel food, quel particolare alimento concepito in base ad un nuova concezione di processo di produzione sta prendendo piede in UE.
Dalla carne coltivata, alle farine di insetti, ultimamente la discussione sulla sostenibilità alimentare si è ampliata molto, per cercare fonti proteiche non impattanti sul pianeta e nutrire la popolazione.
Il mondo è cambiato e senza scomodare il “GREEN SOYLENT” del romanzo distopico di Harry Harrison “Largo! Largo!”, la cucina sta valutando alimenti che producano meno inquinanti e meno gas effetto serra come le farine di insetti, dato che questi richiedono meno acqua e terra e sono veramente poco inquinanti.
In Europa dal 2023 sono state autorizzate le seguenti farine per il consumo umano: quella del verme della farina minore, quella delle larve gialle, della locusta migratoria e di grilli.
Ovviamente, uno dei focus di questo cambiamento di rotta alimentare è vincere la reticenza dei consumatori non abituati a mangiare cibo di questo tipo lontano dalla cultura europea, mentre le popolazioni asiatiche da sempre mangiano coleotteri, ragni, scorpioni e cavallette.
Qualche curiosità sulle farine di insetti
La farina di grilli è sicuramente quella più camuffabile nei dolci, nel pane o nei biscotti e questo potrebbe renderla una delle farine più accettate, in un contesto che cerca di cambiare il regime alimentare.
Non dovete pensare che vengano usati i grilli selvatici, ma grilli allevati in sicurezza, in un ambiente igienico e controllato costantemente, pertanto privi di tossine, elementi patogeni, inquinanti o metalli pesanti. Questa farina è molto proteica ed è anche ricca di fibre, ferro, fosforo , sodio e vitamina b12.
I rischi che si possono correre usando le farine di insetti
Nonostante i sicuri vantaggi a livello ambientale nella produzione di questi alimenti ci sono dei fattori che devono essere valutati, non possono essere trascurati, perché sono importanti. In primis il prezzo, la farina di grilli arriva a costare anche 70 euro al kg e per ora è un prodotto solo ed esclusivamente per una nicchia molto ristretta di consumatori.
Il secondo problema è la chinina, una proteina che è contenuta nel carapace dei grilli, che potrebbe provocare allergia in chi è predisposto. Potrebbe trattarsi di un’ eruzione cutanea, ma anche di uno shock anafilattico e l’uso prolungato può condurre a una certa sensibilizzazione degli utenti. Il problema è serio, perché da un lato non si può continuare a impattare l’ambiente con allevamenti e coltivazioni aggressive, dall’altro non si può mettere a rischio la popolazione, dato che non si sa quanti possano avere reazioni avverse alla chinina. Per ora sarebbe utile condurre un’adeguata campagna di informazione.