Mamme lavoratrici, il licenziamento è legittimo: in questo caso avere un figlio è uno svantaggio incredibile

La penalità di essere mamma lavoratrice
Mamma lavoratrice Finanzarapisarda.com

Sta purtroppo diventando sempre più complicato per una lavoratrice diventare mamma per una questione di mantenimento del lavoro. Quando arriva lo svantaggio.

Diciamocelo francamente, è il sogno praticamente di quasi ogni donna diventare mamma, sin dalla notte dei tempi. La riproduzione è, secondo molti esperti, insita in ognuno noi, come del resto per ogni specie animale e tutti noi desideriamo che la nostra stirpe vada avanti. Non per nulla sono anche state studiate teorie scientifiche che si sono interessate alla prole e alla discendenza.

Una di queste, che è indubbiamente la più famosa che è stata studiata su alcuni vegetali, fagioli per la precisione, e successivamente traslata sugli esseri umani è la famosissima legge di Mendel, la quale però si interessa unicamente alla somiglianza estetica, mentre il discorso andrebbe approfondito maggiormente per quel che riguarderebbe il carattere e, nel caso, la scaltrezza e la propensione ad affrontare la vita.

Tuttavia, come cantava, tonando sul lato economico della questione, come cantava il rapper Tommaso Piotta in un suo vecchio successo del 2004, tratto da una vecchia canzone di Adriano Celentano, “…amore a vita, madre, padre e figlia, ma senza lavoro come faccio una famiglia?“. Parliamo ovviamente di Chi Non Lavora Non Fa L’Amore, che esprime la difficoltà di trovare e mantenere un impiego.

Quanto detto nelle righe precedenti infatti si può tradurre in una terribile situazione di malcontento che dagli inizi del XXI secolo ad oggi, che siamo già nel 2024, si sta protraendo a macchia d’olio. Una situazione molto comune, una donna si sposa, ha e conserva da tempo un buon lavoro, ben remunerato e che le piace pure, poi resta incinta, come vuole normalmente un matrimonio. Da qui l’inizio della fine.

Il mercato del lavoro e le conseguenze della crisi di oggigiorno

Guardando un’attività, anche se ben avviata, dalla prospettiva dell’imprenditore che ne sta a capo, il quale, cosa che moltissimi dipendenti non sanno, porta sulle sue spalle una grandissima responsabilità che, ora come ora, non può permettersi il minimo margine di errore se vuole restare a galla, una dipendente che rimane a casa per maternità può costituire una bella gatta da pelare.

Magari è papà anche lui e sa bene cosa il tutto comporta, ma in questo cosa per lui significa sobbarcarsi un’ulteriore responsabilità al fine di scegliere e formare un/una sostituto/a per il congedo maternità della dipendente. Il rischio può essere quello che il/la sostituto/a si riveli più efficiente della dipendente in congedo e venga deciso di mantenerlo/a al suo posto, con grave disappunto della neomamma, che si trova ora in una situazione delicatissima senza stipendio.

La penalità di essere mamma lavoratrice
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Una Legge a tutela del congedo maternità

A quanto pare però sembrerebbe appunto essere in vigore una Legge capace di tutelare le donne che si trovano in questa brutta situazione, che ne impedirebbe addirittura il licenziamento. Va da sé che una donna con bambino appena nato, sebbene siamo tutti a diritto lavoro, abbia ancora più bisogna rispetto a una non mamma o a una studentessa che vive ancora coi genitori.

In parole povere il legislatore si è sempre mosso a tutela delle neomamme al fine di disincentivare i trattamenti penalizzanti nei loro confronti da parte del datore di lavoro, come ribadito dalla Corte di Cassazione con ordinanza 35527/2023, in seguito al caso del licenziamento di una donna poco dopo il rientro dalla maternità, a cui l’azienda aveva attribuito un danno. Ciò aveva costituito un’infrazione del decreto legislativo 151/2001.