Pensioni, non c’è limite al peggio: la manovra del Governo sconforta i cittadini “Non c’è più voglia di combattere” | Ecco cosa cambia
Cambiano i governi, ma una cosa è certa: la parola pensione fa sempre rima con delusione. Essere anziani non é mai stato così difficile.
Tutti ricordano il 2012, anno in cui la ministra Elsa Fornero pianse, mentre consegnava agli italiani un boccone amaro: l’innalzamento dei contributi per l’età pensionistica.
Ricordate che non riusciva nemmeno a pronunciare la parola “sacrifici”? Mario Monti dovette quasi consolarla, in una scena teatralmente chip, da far pensare che, se fossimo stati in America, probabilmente sarebbe stata studiata dagli addetti stampa dei politici a tavolino, per farli sembrare molto vicini al popolo.
Questa legge è ancora oggi la chiave di volta dei sistema pensionistico italiano, sono cambiati i governi, ma la legge Fornero resta scolpita nel marmo a quanto pare.
Oggi, per usufruire della pensione di vecchiaia, bisogna aver compiuto 67 anni e 20 di contributi e per andare in pensione anticipata 42 e dieci mesi di contributi.
La riforma delle pensioni è utopia?
Passano gli anni, cambiano i ministri, ma non vengono mai presi provvedimenti definitivi per quanto concerne i vitalizi che spettano agli anziani, anzi sembra che, più trascorra il tempo, più la riforma Fornero sia una punizione draconiana per le persone che hanno diritto a porre fine al loro rapporto di lavoro per superati limiti di età.
E’ paradossale che ogni governo provi ad intervenire, senza riuscire mai a varare una vera riforma; anche questo Governo sembra che stia intervenendo più che altro su istituti di flessibilità introdotti dopo il 2012 come il sistema delle quote, l’Ape sociale e opzione donna.
Cosa hanno fatto i Governi in questi anni
Da quando è in vigore la norma della Fornero, tutti i governi hanno adottato provvedimenti di salvaguardia per consentire agli esodati di andare in pensione con i requisiti precedenti alla riforma, perché non si vuole scontentare apertamente nessuno e non si vuole correre il rischio di perdere dei voti.
Facendo così, i costi dello Stato sono cresciuti a dismisura, dato che se tenete presente anche il sistema delle quote ( 100 voluta dai 5 stelle, 102 pensata da Draghi e la 103 da Meloni) con l’ultima peggiorata dalla legge di Bilancio per quanto concerne il calcolo contributivo, finestre allungate e un tetto all’importo dell’assegno, il governo italiano negli ultimi anni ha segnato un autogol clamoroso che gli è costato quasi 25 miliardi di euro. Il fatto più ridicolo è, che con tutte queste straordinarie pensate, la spesa statale è salita e gli assegni previdenziali sono più bassi.