Dimissioni, vuoi lasciare il lavoro? Fallo nel modo giusto: al minimo errore rischi di perdere l’assegno e non solo | Presta attenzione a queste modalità
Al momento delle dimissioni è importante valutare bene i pro e i contro per non incorrere in brutte sorprese.
Può capitare che, seppure ci si trovi bene nell’azienda in cui si lavora, può capitare che ci sia l’esigenza di dare le dimissioni. Vuoi perchè c’è un trasferimento di residenza, oppure l’offerta di un lavoro migliore o più interessante. O magari perchè si vuole cambiare settore, oppure, per svariati motivi, si pensa di dover lasciare quell’impiego.
Tutto ciò è legittimo e la legge lo tutela. Tuttavia, esistono dei criteri ben precisi e definiti per “togliere il disturbo” dal posto di lavoro senza conseguenze, ma, anzi in alcuni casi, usufruire di agevolazioni. Le dimissioni volontarie si contrappongono al licenziamento, dove la scelta di terminare il rapporto lavorativo è compiuta dal datore di lavoro.
Questo tipo di dimissioni è considerato un “atto recettizio”, ossia produce effetti soltanto dal momento in cui il destinatario (in questo caso, il datore di lavoro) ne riceve notifica, senza che sia necessaria un’accettazione da parte sua. Le procedure che ne regolano la pratica sono abbastanza semplici, ma sono da seguire bene da una parte e dall’altra.
C’è da aggiungere che, comunque, il dipendente che lascia il lavoro non è tenuto a dare nessuna spiegazione al datore di lavoro. Sebbene alcune motivazioni (es. un posto migliore) potrebbero essere prese in esame dall’azienda per cercare di non lasciarsi sfuggire un bravo collaboratore tramite controproposte a carattere economico o professionale.
Come si danno le dimissioni
Dal 2016, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha stabilito con decreto che le dimissioni volontarie debbano essere formalizzate dal dipendente esclusivamente attraverso procedura telematica sul sito del Ministero, in sostituzione alla lettera raccomandata con cui il lavoratore informava il datore di lavoro, confermate poi dall’Ispettorato del Lavoro.
Sono esclusi dall’obbligo delle dimissioni online alcuni lavoratori: lavoratori domestici, marittimi, dipendenti pubblici, i Co.Co.Co. e in prova. Coloro che presentano le dimissioni nelle sedi conciliative stragiudiziali o lavoratrici in gravidanza e genitori durante i primi tre anni di vita del bambino o nei primi tre anni di un minore adottato o in affidamento.
Come calcolare il preavviso
Il periodo di preavviso è quella fase in cui il lavoratore che ha già presentato le proprie dimissioni deve continuare a prestare servizio, svolgendo la propria attività lavorativa regolarmente. In caso di mancato preavviso, il datore di lavoro può chiedere un’indennità pari all’importo delle retribuzioni che sarebbero spettate per il periodo di preavviso non lavorato.
Il tempo di preavviso dipende non solo dal contratto di lavoro, come indicato dal CCNL di riferimento, ma anche da altri fattori, ossia anzianità di servizio, qualifica e inquadramento. Indicativamente, i termini di preavviso per le dimissioni volontarie variano dai 15 ai 120 giorni e si tiene conto di tutti i giorni di calendario, compresi quelli non lavorativi.