Riforma fiscale, aumenta del 20% la tassa più odiata dagli Italiani | La legge è già passata
La storia narra che già tremila anni prima della nascita di Cristo già si pagavano le tasse. Che “fantastica invenzione”.
Con un piccolo excursus storico scopriamo che le tasse sono sopravvissute a tutte le calamità del mondo, anzi nel 1799, durante la guerra contro la Francia, il governo britannico inventò la famigerata tassazione progressiva che li è rimasta fino ai giorni nostri con sommo gaudio per i contribuenti.
Lo stato è il popolo, il prelievo sulle sue ricchezze é l’entrata principale per il bilancio di chi governa, per finanziare i servizi per la collettività.
Se volete uno schema: il 20% dell’IRPEF finanzia la sanità, l’11% la previdenza, il 9% l’istruzione, il resto viene diviso in difesa, ordine pubblico e sicurezza.
Tutti contribuiscono al funzionamento della macchina statale.
Il nuovo decreto emanato dal governo per il 2024
Recentemente, in via preliminare, il Governo Meloni ha approvato un decreto legislativo che avrà vigore dal primo Gennaio, salvo altre modifiche, per dimostrare più cautela per quanto riguarda un certo tipo di agevolazioni fiscali, nel tentativo di favorire la riscossione di certi tributi all’Agenzia delle Entrate.
C’è stato un cambio di rotta evidente, per attirare capitali nelle casse statali, anche perché i contribuenti devono svolgere ricerche retroattive nel 2023 per versare contributi mancanti, mentre, di solito, sapete che la legge non ha efficacia retroattiva.
Agevolazioni ridotte per chi decide di tornare in Italia
Il decreto Crescita che era in vigore, favoriva il rientro in patria dei lavoratori italiani all’estero, residenti fuori paese negli ultimi due anni, che si impegnavano a svolgere le proprie mansioni in patria. Il pagamento era agevolato, perché su 100 euro guadagnate solo 30 erano utili ai fini Irpef (praticamente uno sconto del 70% sulle imposte da pagare). Ora, invece, il regime agevolato durerà solo per 5 anni e la riduzione della tassazione sarà del 50% con un limite di reddito di 600mila euro l’anno.
Sarà più restringente anche il limite della residenza. Bisogna aver risieduto fuori dall’Italia per almeno 3 anni e se si riparte prima di 5 anni andranno restituiti tutti gli sconti ricevuti. Questo freno al rientro dei cervelli in Italia non è piaciuto per nulla, perché i bonus fiscali erano l’unico appiglio che le nostre menti all’estero avevano per poter sperare un giorno di tornare a casa. Ingiustizia che si fa più sentire, poiché la normativa resta invariata per gli sportivi professionisti e tutti sapete che le squadre di calcio, a parità di spesa, hanno così garantito ingaggi altissimi a giocatori provenienti dall’estero e continueranno tranquillamente a farlo, a discapito di chi non ha questi stipendi a molti zeri.