Pensione giovani, non c’è più speranza: anche con 46 anni di contributi l’assegno sarà ai minimi storici

Pensionata fa i conti con il carovita – finanzarapisarda.com

Quando andremo in pensione, se mai ci andremo, riceveremo molto meno di quanto prendono attualmente i nostri genitori. Questi i dati.

Il tema delle pensioni presenti e future, nel nostro paese, è sempre al centro del dibattito pubblico da ormai trent’anni.

E’ infatti del 1992 la prima riforma che ha iniziato a trasformare il sistema pensionistico italiano, la cosiddetta “Riforma Amato“, con la quale si è iniziato l’innalzamento graduale dell’età pensionabile di vecchiaia. Forse non tutti sanno che, sino al 1992, in pensione si andava a 55 anni le donne e a 60 gli uomini, con solo 15 anni di contributi versati e – cosa più importante – gli assegni erano tutti calcolati col sistema retributivo.

In pratica si andava in quiescenza con un assegno previdenziale tarato sui redditi percepiti negli ultimi anni di lavoro, a prescindere dalla quantità di contributi versati. Con Amato si è alzata l’età pensionabile di vecchiaiada 55 a 60 anni per le donne e da 60 a 65 per gli uomini – e aumentata la quantità di anni contributivi minimi, da 15 a 20.

Il passaggio al sistema contributivo, invece, ha avuto inizio con la Riforma Dini, datata 1995. Con tale meccanismo di calcolo le pensioni vengono tarate sui contributi effettivamente versati negli anni. Si tratta, sostanzialmente, di un sistema di pura capitalizzazione: più si è versato, più alto sarà il reddito pensionistico futuro.

Le future pensioni degli under 35

Le riforme sopra brevemente ricordate sono state, abbiamo detto, l’inizio di un processo di trasformazione del nostro sistema previdenziale che ancora oggi non si è arrestato.

Il tema che sta dietro a questa costante revisione e riforma è – com’è comprensibile – quello della sua sostenibilità economica. Questo perché la proporzione tra forza lavoro attiva e pensionati – che un tempo garantiva flussi costanti e congrui di danaro alle casse degli enti previdenziali pubblici, garantendo equilibrio al sistema – è completamente saltata.

Calcolare la propria futura pensione – finanzarapisarda.com

Quando andremo in pensione? E con quanto?

Oggi troppi sono i pensionati, i quali non possono essere più mantenuti  dai lavoratori attivi come un tempo. Il rischio è il crollo dell’intero sistema previdenziale. Ecco perché si allungano i tempi di lavoro: oggi 67 anni per la vecchiaia, ma le previsioni parlano di allungare sino ad oltre 70 anni per chi ne ha attualmente meno di 35.

E non è finita, perché allontanando l’età pensionabile nel tempo, si allunga il periodo necessario minimo di contribuzione per poter avere un assegno pensionistico che sia almeno dignitoso. Un domani non saranno più necessari solamente 35 anni di contributi, ma probabilmente oltre i 40. Con assegni che comunque non saranno mai paragonabili a quelli dei nostri padri.