Supermercati, occhio a questa nuova tassa: nessuno la conosce ma incide sul prezzo dei prodotti

Bibite fresche al supermercato – finanzarapisarda.com

Alcuni supermercati hanno “istituzionalizzato” un sovrapprezzo il quale, forse, non è poi così tanto giustificato. Vediamo di cosa si tratta.

Fare la spesa, ultimamente, costa di più del solito. Non a caso il Governo ha lanciato una iniziativa per gli ultimi tre mesi dell’anno, denominata “trimestre anti-inflazione“, volta proprio alla calmierazione dei prezzi dei beni di maggior consumo.

L’inflazione non cessa infatti il suo effetto e, molto spesso, si è costretti ad andare in giro alla ricerca di sconti ed offerte speciali, o a cercare i prodotti che costano meno, al fine di risparmiare qualcosa. D’altra parte, come il carovita colpisce il consumatore, così il rialzo dei prezzi di luce e gas , per gli esercenti, può rivelarsi talvolta difficile da sostenere.

E’ ovvio, pertanto, che le maggiorazioni di spesa subite da chi vende ricadano, quantomeno in parte, su chi compra. Da sempre, ad esempio, acquistare una bevanda fresca al supermercato è più costoso che comperarla a temperatura ambiente.

Sin qui, niente da dire. Ma quando il rincaro viene espressamente specificato come voce aggiuntiva sullo scontrino d’acquisto, forse qualcosa si potrebbe anche obiettare. Eh sì, perché questo sta succedendo recentemente, in alcuni supermercati romani.

Il sovrapprezzo del fresco

Varie testimonianze riportano infatti che, da qualche tempo, alcuni supermercati della capitale non differenziano semplicemente il prezzo di acquisto delle bibite. Per chiarirsi: se una bottiglia di gassosa è presa dallo scaffale, essa mi costa, diciamo, 70 centesimi di euro; se la stessa bottiglia la compro già fredda, magari mi costa un euro.

A quanto invece si dice, il prezzo della bevanda è in realtà il medesimo, solo che se la merce risulta “fresca”, perché prelevata dal reparto frigo, sullo scontrino compare un sovrapprezzo, che si aggira attorno al 40% del costo base. Una vera e propria “tassa sul freddo“, quindi, che però andrebbe quantomeno giustificata.

Una deliziosa bibita fresca – finanzarapisarda.com

Il costo del raffreddamento

Il tema infatti è: se vuoi farmi pagare il costo del raffreddamento – tanto da specificarmelo sullo scontrino fiscale – quale è il criterio sulla base del quale calcoli tale sovrapprezzo? La domanda è certamente legittima, visto che, salvo smentite, non esiste alcuna tabella o valore di riferimento per determinarne l’importo.

E se proviamo a fare, come si dice, il “conto della serva”, sembra proprio che una media di 20/40 centesimi in più a bottiglia venduta generino incassi assai superiori rispetto a quanto necessario per la semplice copertura di una bolletta della luce. Anche solo dieci euro al giorno di introiti in più significano infatti almeno 250 € al mese. Le maggiorazioni di prezzo dovute alla “tassa frigo” non sembrano apprarire pertanto giustificate.