Reddito di cittadinanza, può essere riattivato ma solo in questi casi: controlla di averne diritto così

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Gli italiani sono disperati per la cancellazione del reddito di cittadinanza, ma per qualcuno il sussidio verrà riattivato: ecco come.

Il Reddito di cittadinanza (RdC) è stato tolto a circa 160.000 nuclei familiari in Italia, ma ci sono buone notizie: in alcuni casi potrebbe essere riattivato.

Questa possibilità è stata prevista dal ministero del Lavoro nelle Faq relative al nuovo Assegno di inclusione, che entrerà in vigore a gennaio 2024.

I Comuni sono preoccupati, e sempre più persone si stanno rivolgendo agli sportelli dei servizi sociali comunali, che sono alle prese con le proteste crescenti.

Ecco per chi sarà possibile riattivare il sussidio che negli ultimi mesi ha fatto da paracadute a molte famiglie italiane alle prese con le difficoltà economiche.

Riattivazione del Reddito di Cittadinanza: per chi e quando

La riattivazione del RdC è possibile per i nuclei familiari presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. Questo include i nuclei con almeno un minore, un disabile o un ultrasessantenne, ma anche quelli presi in carico dai servizi sociali. Tuttavia, potrebbe capitare che l’Inps non abbia ricevuto per tempo questa informazione e abbia tolto il RdC anche a chi ha soddisfatto la suddetta condizione. In tal caso, potrebbe esserci la riattivazione del beneficio per tutto il 2023, con tanto di pagamento delle mensilità arretrate.

La presa in carico dai servizi sociali significa che deve essere già stata finalizzata l’analisi preliminare con esito diverso da “A”, escludendo coloro che sono indirizzati ai centri per l’impiego. Non basta aver completato l’analisi multidimensionale; è anche necessario che questa abbia rilevato la non attivabilità al lavoro per i componenti del nucleo, stipulando il Patto di inclusione sociale senza rimandare ai centri per l’impiego di zona.

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Comunicazione della Presa in Carico all’Inps e Possibili Problemi per il nuovo RDC

I Comuni devono comunicare all’Inps di aver preso in carico il nucleo familiare, entro il termine dei 7 mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023, attraverso la piattaforma GePI. Tuttavia, alcuni Comuni non hanno ancora completato questo passaggio, e tra le 160.000 famiglie che hanno ricevuto l’Sms dello stop al RdC, ce ne sono alcune che dovevano essere risparmiate dal taglio. In questi casi, l’erogazione del beneficio è stata solamente sospesa e potrà essere riattivata, con tanto di pagamento delle mensilità arretrate, una volta che l’Inps riceverà la comunicazione.

Tuttavia, secondo l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), molti nuclei che ne avrebbero diritto rischiano di non godere della riattivazione del RdC. Questo perché l’Inps non ha messo a disposizione dei Comuni tutti i dati delle famiglie “fragili” che meriterebbero un’analisi multidimensionale da parte dei servizi sociali. Ci sono famiglie “invisibili” ai Comuni che non sono mai state convocate per la stipula del Patto d’inclusione e che hanno perso il RdC, ma ne avrebbero avuto diritto fino a dicembre 2023. La situazione potrebbe essere risolta solo con un intervento del Governo, ad esempio estendendo il limite temporale entro cui la presa in carico va comunicata all’Inps.