Conto corrente, puoi abbattere le tasse ma non lo sai: lo strumento che ti cambia la vita
Lasciare i soldi fermi sul conto corrente non è conveniente. Imposte, tasse ed inflazione ne erodono il valore. Ma quali alternative abbiamo?
E’ abbastanza usuale sentir dire, da molti colleghi, amici o conoscenti, che i loro conti correnti sono l’unico deposito di danaro utilizzato, “perché non si sa mai, è sempre meglio avere la liquidità a disposizione”.
Se è comprensibile tenere in giacenza su un conto piccole somme – come ad esempio l’equivalente di un paio di mensilità di stipendio – decisamente antieconomico è invece depositarvi per lungo tempo decine o addirittura centinaia di migliaia di euro.
E il motivo è presto detto. Oltre all’inflazione, che col tempo ne erode il valore, ad impattare negativamente sulle somme depositate sono anche imposte e tasse. Su questi due ultimi balzelli val la pena di soffermarsi un attimo, per vedere come eventualmente ridurre o addirittura eliminare il loro effetto negativo.
Non tutti sanno che i conti correnti, i conti deposito ed i conto titoli sono tutti soggetti all’imposta di bollo. Per le persone fisiche essa è pari a 34,20€ l’anno su giacenze superiori a 5.000,00 €. Le persone giuridiche pagano invece 100 €, sempre se il conto supera i 5.000,00 € di giacenza.
Come evitare l’imposta di bollo
Se il nostro conto corrente non genera praticamente interessi, come ormai quasi tutti i conti bancari, solo con l’imposta di bollo vedremo calarne la giacenza anno dopo anno. Una discesa che si fermerà solo quando gli importi depositati risulteranno al di sotto della soglia dei 5.000 €.
Al fine di evitare l’effetto dell’imposta di bollo una soluzione possibile è quella di distribuire la nostra liquidità in più conti, mantenendoli tutti al di sotto della franchigia di 5.000,00 €. Va detto però che ciò non è sempre praticabile, ad esempio quando la liquidità depositata è almeno dieci volte superiore ai fatidici 5.000,00 €.
La tassazione dei conti correnti
Se pur oggi siano meno presenti, esistono conti correnti che riconoscono un interesse annuale sulle somme depositate. Il tasso di rivalutazione può variare da istituto ad istituto ma – indicativamente – possiamo considerare un rendimento medio non superiore al 2% annuo lordo.
Il problema è che tale redditività è oggi tassata con una aliquota del 26%, ben più alta ad esempio di quella applicata ai titoli di stato, che è rimasta al 12,5%. Esistono però delle alternative al conto corrente, su cui puntare per immobilizzarvi la nostra liquidità in eccedenza: beni rifugio (oro et similia), immobili, investimenti obbligazionari, polizze vita.