Congedo parentale, non spetta a tutti: se sei in questa lista non ne hai diritto | La triste verità
Il congedo parentale è un diritto fondamentale per i genitori lavoratori, ma non tutti possono usufruirne: ecco chi ne è escluso.
Di recente sono stati chiariti alcuni punti riguardo al mese di congedo parentale retribuito all’80%, come riconosciuto dalla legge di Bilancio 2023.
Emerge che non tutti i lavoratori dipendenti possono beneficiare di questa possibilità che consente ai genitori di prendersi cura dei propri figli in situazioni che lo necessitano.
Il congedo parentale, infatti, è un diritto lavorativo che permette ai genitori di assentarsi dal lavoro per un determinato periodo di tempo dopo la nascita o l’adozione di un figlio.
Questo periodo di assenza è permette ai genitori di dedicarsi alla cura e all’educazione del bambino nei suoi primi mesi di vita o nei suoi primi mesi insieme alla nuova famiglia.
Congedo parentale: a chi spetta e chi è escluso dalla lista
In molti Paesi, il congedo parentale è retribuito, anche se l’importo della retribuzione e la durata del congedo possono variare notevolmente. In Italia, ad esempio, il congedo parentale può durare fino a tre anni per ciascun figlio, ma solo i primi sei mesi sono retribuiti al 30% dello stipendio per i lavoratori dipendenti.
Non tutti i lavoratori hanno accesso a questo diritto. Ad esempio, i lavoratori autonomi o quelli con contratti a termine possono non avere diritto al congedo parentale o possono avere difficoltà a esercitare questo diritto a causa della natura precaria del loro lavoro. A queste categorie si aggiunge l’esclusione delle Forze Armate dalla possibilità di richiedere il congedo parentale all’80%. Questo perché si ritiene che queste godano già di un trattamento di maggior favore disponendo di 45 giorni di congedo retribuiti al 100%.
La battaglia dei sindacati delle Forze Armate per il congedo parentale
I sindacati non sono d’accordo con la decisione di escludere le Forze Armate dalla lista dei beneficiari del congedo parentale all’80% e sono pronti a dare battaglia. L’ASPMI, ad esempio, ha già fatto sapere di non essere d’accordo con quanto stabilito. Secondo il sindacato, non è corretto escludere il personale da un beneficio ulteriore che viene riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti, specialmente in questo caso in cui le risorse sono già state stanziate.
Al momento la questione è ancora aperta e il dibattito proseguirà nei prossimi giorni: fino a quel momento chi lavora nelle Forze Armate non potrà chiedere il congedo parentale retribuito all’80%. Uno svantaggio davvero rilevante in un momento storico in cui sono sempre più frequenti i casi di famiglie in cui entrambi i genitori lavorano per gran parte della giornata.