Pensioni, queste persone stanno per vederle diminuire all’improvviso: la triste verità
Si parla molto di materia previdenziale in Italia: la riforma delle pensioni è tema di discussione tra Governo e sindacati. Come potrebbero cambiare le cose?
Il governo Meloni sta seriamente pensando di attuare un’importante riforma delle pensioni nel prossimo futuro: al momento la materia è oggetto di discussione di tavoli di lavoro aperti tra esecutivo e sindacati, ma anche associazioni di categoria.
In mancanza di una nuova misura previdenziale che vada a sostituire Quota 103, a partire da gennaio 2024 tornerà in vigore la riforma Fornero, che era stata introdotta a suo tempo dal Governo Monti prima delle successive modifiche.
Per la Lega, che gioca un ruolo importante all’interno dell’attuale esecutivo, questa soluzione non è da prendere in considerazione: il partito rappresentato da Matteo Salvini ha sempre osteggiato un ritorno alla riforma Fornero.
L’attuale Quota 103 consiste nell’uscita anticipata dalla vita lavorativa potendo contare su 62 anni di età e avendo raggiunto la somma complessiva di 41 anni di contributi versati in base alle differenti esperienze lavorative.
Quota 41: in cosa consiste la misura previdenziale a cui sta pensando il Governo Meloni
Il Governo sta pensando di rimpiazzare la misura attualmente valida con Opzione 41, detta anche Quota 41, che consisterebbe nell’uscita dal lavoro per tutti con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica e con il ricalcolo contributivo dell’assegno, sul modello di Opzione Donna. Questa misura presenterebbe vantaggi e svantaggi: chi sceglie Opzione 41 potrebbe lasciare il lavoro prima ma si vedrebbe ridurre l’assegno della pensione fino al 16%. Al contrario le casse dell’Inps ne risulterebbero avvantaggiate. Praticamente Quota 41 permetterebbe di lasciare il lavoro con un anticipo che va dai 10 ai 22 mesi a fronte, però, di una decurtazione dell’assegno che va dal 10% al 16%.
Di fronte a questa opzione i sindacati non appaiono totalmente contrari: Cgil, Cisl e Uil spingono per una negoziazione che comprenda anche questa possibilità. Tra le richieste dei sindacati c’è anche uno scivolo preferenziale per l’uscita dal lavoro con 62 anni d’età, a fronte degli attuali 67 considerati limite per la pensione di vecchiaia.
Requisiti per Quota 41 e richieste dei sindacati
Sindacati e associazioni di categoria lottano affinché siano possibili nuovi riconoscimenti in merito al lavoro gravoso e usurante, sia introdotta la pensione contributiva di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e povere, sia riconosciuto il lavoro di cura, sia rilanciata la previdenza complementare negoziale e ci possa essere piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.
Quota 41 è già attiva, ma si applica solo ai lavoratori che rispettano il requisito di aver maturato almeno 12 mesi di contributi entro i 19 anni d’età o che appartengono a una categoria tutelata dallo Stato (disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregiver, lavoratori usuranti e gravosi).