Assegno unico, se commetti questo errore comunissimo perdi un sacco di soldi: è successo già a tantissimi italiani

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L’assegno unico sui figli a carico è una misura a sostegno di molte famiglie italiane: ecco cosa non bisogna sbagliare per ottenerlo.

L’assegno unico è un sussidio mensile ricevuto sui figli a carico valido sia per il lavoratore dipendente che per il lavoratore autonomo.

Non solo: ad usufruire di questo ulteriore sussidio possono essere anche i beneficiari del reddito di cittadinanza, ma anche i disoccupati che non percepiscono alcuno stipendio.

L’assegno unico ha sostituito le detrazioni per carichi di famiglia, gli assegni per il nucleo familiare e i vari bonus e i premi per bebè e nascite.

La domanda per richiedere l’assegno unico poteva essere inoltrata a partire dal mese di marzo 2022. Nel 2023, fatta eccezione per i casi di prima presentazione, il rinnovo della domanda non è necessario.

Domanda per l’assegno unico 2023: l’errore che costa gli arretrati

Come detto, per il 2023 non c’è bisogno di rinnovare la domanda per l’assegno unico sui figli a carico fino ai 21 anni di età non compiuti, ma bisogna rinnovare l’ISEE. Questo documento serve per ottenere dall’INPS il giusto importo dell’assegno unico spettante. Senza la presentazione dell’ISEE, infatti, l’INPS garantisce un importo dell’assegno unico equivalente a chi ha un ISEE più alto di 40.000 euro.

In pratica si riceverebbe così la somma minima spettante, circa 54 euro circa per ogni figlio. Chi non ha rinnovato l’ISEE ha continuato a ricevere gli stessi soldi presi fino a dicembre 2022 unicamente nel mese di gennaio. Da febbraio in poi l’INPS ha calcolato, invece, l’assegno unico in base ai nuovi ISEE presentati, decurtandolo a chi aveva mancato di rinnovarlo dopo la scadenza del 31 dicembre.

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ISEE in ritardo o sbagliato: quali sono le conseguenze sull’assegno unico

Per tutti coloro che hanno rinnovato l’ISEE in ritardo, ma non oltre il 30 giugno del 2023, c’è ancora una speranza. Anche se in ritardo, infatti, la presentazione della DSU entro il 30 giugno ha garantito anche l’erogazione degli arretrati accumulati da febbraio a giugno. Chi, invece, ha presentato la DSU dopo il 1° luglio, ha perso gli arretrati dei primi mesi del 2023.

La stessa cosa è accaduta anche a chi non si è reso conto di non avere un ISEE valido anche con una DSU presentata entro i limiti di tempo prestabiliti. In questo caso si è verificato un errore nella presentazione dell’ISEE che è risultato difforme, magari in seguito ad una mancata dichiarazione della Certificazione Unica, o per la mancata dichiarazione di una dotazione patrimoniale depositata in banca o alle poste.