Le nascite in Italia sono diminuite davvero per via del denaro che manca? La risposta ti lascerà a bocca aperta
Perché in Italia sono diminuite le nascite? Ecco i motivi che spiegano come mai gli italiani fanno sempre meno figli.
Nel 2022 le nascite in Italia sono state meno di 400mila, un record decisamente negativo che sembra proseguire in questo modo dal 2008.
Le cause vanno ricercate prima di tutto nel sistema sociale e lavorativo che frena le lavoratrici rispetto alla possibilità di diventare madre.
Pare che le donne si trovino di fronte ad un bivio: da una parte la strada che porta alla cura e alla crescita dei figli, mentre dall’altra la scelta di investire tempo ed energie nella costruzione di una carriera di successo.
Lavorare o diventare mamma? Questo il dilemma che coinvolge le donne italiane che scelgono sempre più spesso di rinunciare ad una vita familiare.
Le donne italiane devono scegliere tra figli e carriera: il gender gap
Un’indagine realizzata da Ipsos fotografa la situazione attuale delle donne italiane. Il 43% delle madri intervistate ha dichiarato di non volere altri figli, per la troppa fatica, la mancanza di supporto, la scarsità dei servizi esistenti, ma anche la difficile conciliazione di lavoro e famiglia. Anche i costi relativi alla cura e alla crescita di un neonato appaiono proibitivi: basti pensare che gli asili nido comunali pesano sulle famiglie per circa 300 euro al mese.
A preoccupare è anche il mercato del lavoro e il pericoloso gender gap che si fa sempre più allarmante: nel 2022 il divario lavorativo tra uomini e donne si è fatto più evidente in presenza di bambini. Nella fascia d’età 25-54 anni le mamme occupate con un figlio minore sono il 63%, mentre i papà volano al 90,4%. Con de figli minori la percentuale femminile precipita addirittura al 56,1%, mentre i padri che lavorano sono ancora di più (90,8%).
Le cause della scarsa natalità in Italia e le azioni riparatrici
Intervistando gli italiani a proposito del calo della natalità si ottengono questi risultati: per il 37% degli intervistati la colpa è dell’aumento del costo della vita, il 35% la attribuisce alla precarietà del lavoro, il 29% punta il dito contro le basse retribuzioni e il 28% contro la carenza di servizi per i figli. Tra le motivazioni vanno segnalate la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia e la scelta delle donne o delle coppie di avere figli in età sempre più matura.
Tutti gli intervistati concordano sull’esigenza di agire in fretta, aumentando asili nido e scuole dell’infanzia, garantendo più aiuti economici per famiglie con figli e sostegni alle donne per conciliare lavoro e famiglia. Parallelamente a tutto questo servono politiche efficaci di incentivazione al lavoro femminile per ridurre il gap a livello occupazionale tra mamme e papà.