Il modo rivoluzionario di risparmiare sugli affitti è arrivato: nessuno ne parla, ma è geniale
Risparmiare sugli affitti è possibile, grazie ad un regime fiscale agevolato che non tutti conoscono: ecco cos’è e a cosa serve la cedolare secca da scegliere quando si stipula un contratto di locazione.
La cedolare secca è un’opzione disponibile solo per determinate tipologie di affitto: ne sono esclusi, infatti, affitti turistici e bed& breakfast. Per poter scegliere questo tipo di regime fiscale agevolato durante la stipula del contratto di locazione c’è bisogno di rispondere a determinati requisiti.
Possono scegliere la cedolare secca coloro che stipulano un contratto di affitto residenziale, esercitandola attraverso il modello RLI al momento della registrazione del contratto. Si tratta di un’opzione riservata ai proprietari o titolari di un diritto reale di godimento su unità immobiliari abitative e agli inquilini che non agiscono per conto di un’attività di impresa.
Anche l’immobile su cui si applica la cedolare secca con aliquota al 10% deve rispettare almeno uno di questi requisiti: deve essere un immobile locato in un Comune in cui mancano soluzioni abitative, deve essere destinato a studenti universitari o sottoposto ad affitto transitorio.
In pratica scegliendo la cedolare secca si accetta l’applicazione di una tassa piatta sul reddito generato dal contratto di locazione, andando a sostituire con un’imposta sia l’aliquota IRPEF ordinaria, sia le addizionali all’IRPEF, sia le imposte di bollo e di registro. Registrando il contratto con cedolare secca il locatore si troverà a pagare solo l’aliquota del 21% sul canone annuo, nel caso di contratto d’affitto ordinario, o l’aliquota del 10% sul canone annuo, nel caso di contratto d’affitto è a canone concordato.
Quando conviene la cedolare secca in fase di stipula del contratto di locazione
Si determina che la convenienza fiscale della cedolare secca aumenta con l’aumentare del reddito che è soggetto a tassazione IRPEF. Sia per il locatario che per il conduttore ci sono agevolazioni fiscali, ma in cambio non ci possono essere aumenti del canone di affitto per tutta la durata della locazione. Generalmente si può sostenere che la cedolare secca sia preferibile nel caso di proprietari che hanno altri redditi sottoposti a tassazione IRPEF, mentre non sia da preferire quando non si hanno altri redditi e si prevede un aumento dell’inflazione negli anni di durata del contratto.
Nella dichiarazione dei redditi la cedolare secca si applica sul 100% del canone incassato, mentre senza cedolare secca viene dichiarato il 95% nel caso di contratti a canone libero. Cosa succede se non si comunica in tempo il regime di cedolare secca? In questo caso è possibile inviare il modello RLI entro il 30 novembre dopo aver versato 250 euro e l’imposta di registro.
Come calcolare l’ammontare della cedolare secca: versamento unico o rateizzato
La base imponibile su cui si calcola la cedolare secca è il canone di locazione puro, senza deduzioni. Questo regime agevolato prevede un acconto e poi il saldo: l’acconto si calcola sul 100% dell’imposta dovuta per i redditi dell’anno precedente sottoposti a cedolare secca e deve essere pagato in un’unica rata se inferiore a 257,52 euro o in due rate se maggiore o uguale a 257,52 euro.
Ci sono delle scadenze da rispettare per il versamento dell’acconto: la prima rata va versata entro il 30 giugno, mentre la seconda entro il 30 novembre. A fine novembre va anche pagata la cedolare secca nel caso in cui si tratti di versamento in un’unica rata.