Lavoro minorile in Italia | Allarme rosso: la situazione è di pericolo vero

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L’Italia raggiunge cifre ragguardevoli per il numero di minori che abbandona la scuola per il lavoro. L’analisi di Save the Children spiazza tutti.

Ad aver avuto almeno un’esperienza lavorativa prima della maggiore età sono circa 336mila minori tra i 7 e i 15 anni.

Si ritorna a parlare di lavoro minorile, un particolare fenomeno che, seppur in maniera invisibile, sembra aver colpito anche l’Italia. Alcune stime mostrano come nel nostro Paese, che conta circa 336mila minorenni tra i 7 e i 15 anni, questi non siano totalmente estranei al mondo del lavoro.

L’indagine in questione, dal nome “Non è un gioco”, ha evidenziato come 1 minorenne su 5 svolga o abbia svolto nel passato un’attività lavorativa prima dei 16 anni. Purtroppo, effettuare una valutazione certa del fenomeno del lavoro minorile risulta ad oggi impossibile perché la maggior parte dei lavori fanno parte dell’economia sommersa dell’Italia.

La presentazione dell’importante ricerca di Save the Children è stata presentata il 4 aprile a Roma e ha potuto contare anche sulla presenza della Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone insieme ad altri esponenti che hanno preso parte all’iniziativa.

“Non è un gioco”, la ricerca di Save the Children contro il lavoro minorile

Le principali considerazioni che sono alla base di tale ricerca riguardano la necessità di rendere attuale un tema oggetto di numerosi dibattiti nel corso degli anni. D’altra parte lo studio mette in luce la relazione tra lavoro e giustizia minorile mostrando come queste esperienze lavorative siano troppo precoci. “Per molti ragazzi e ragazze in Italia l’ingresso troppo precoce nel mondo del lavoro, prima dell’età consentita, incide negativamente sulla crescita e sulla continuità educativa, alimentando il fenomeno della dispersione scolastica. Sono ragazzi che rischiano di rimanere ingabbiati nel circolo vizioso della povertà educativa, bloccando di fatto le aspirazioni per il futuro, anche sul piano della formazione e dello sviluppo professionale, con pesanti ricadute anche sull’età adulta”. Queste importanti parole di Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children servono per prendere atto della gravità della situazione.

Il fenomeno in Italia

Riprendendo le precedenti parole del Presidente di Save the Children, comprenderemo come chi sceglie di lavorare prima dell’età legale, rischia di compromettere i propri percorsi educativi. Si parla di “giovani dispersi”, bambini e adolescenti che abbandonano l’istruzione per lavorare. Ma com’è la situazione in Italia? In base a quanto riportato da Il Sole 24 Ore: “I ragazzi e le ragazze di età compresa tra 15 e 29 anni in questa situazione in Italia sono più di 1 milione e 500mila nel 2022, il 19% della popolazione di riferimento, con un valore in Europa secondo solo a quello osservato in Romania”. Tra i territori di maggiore interesse riportiamo Napoli, Ragusa-Vittoria, Prato e Treviso. In questi luoghi è stato registrato un maggiore numero di dispersione scolastica e, tutti questi abbandoni, dall’altro lato celavano come motivazione principale la ricerca di un’occupazione.

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I settori maggiormente interessati: dalla ristorazione ai cantieri

Compreso che tra le principali motivazioni di abbandono del tetto scolastico, vi è la ricerca del lavoro, andiamo ad analizzare ora i principali settori di interesse. A ricercare ed accettare minori sono i settori di ristorazione (25,9%), attività commerciali di vendita al dettaglio (16,2%), attività in cantieri (7,8%), realizzazione di contenuti social (5,7). L’ultima categoria analizzata è una delle novità che sta convincendo sempre più studenti a puntare a far fortuna grazie ai social e, per questo, ritenere non più necessaria l’istruzione.