Grande aumento di dimissioni durante il 2022. Il Ministero del Lavoro pubblica i dati inerenti l’ultimo trimestre dello scorso anno, i numeri sono preoccupanti.
Circa 2,2 milioni di italiani hanno deciso di lasciare definitivamente il proprio lavoro, quale sarà la motivazione principale?
Comunemente chiamato con il nome di Great Resignation, il fenomeno delle dimissioni volontarie ha coinvolto anche l’Italia creando conseguenze pressoché devastanti per la scena lavorativa della penisola.
A rendere pubbliche le stime è il Ministero del Lavoro che ha registrato la presenza di circa 2,2 milioni di dimissioni volontarie durante il 2022.
In questo articolo analizzeremo le motivazioni principali che hanno spinto sempre più italiani a dover rinunciare per sempre al proprio lavoro, mostrando in particolar modo come cambiano le stime tra il periodo pre e post Covid.
Come affermato precedentemente, il numero di dimissioni registrate durante il 2022 sarebbe quello maggiormente preoccupante. Si stima un aumento del circa 13,8% rispetto all’anno precedente. Il 2022 chiude il proprio trend con oltre 2 milioni 200 mila dimissioni, parliamo di percentuali molto più alte rispetto al 2021 in cui il numero si assestò sul milione e 930 mila. Come se non bastasse, la scena lavorativa italiana ha subito una forte scossa anche nel campo dei licenziamenti. Si stima che nel 2022 i licenziamenti siano stati pari a oltre 751 mila, fenomeno in aumento del 30,2% rispetto al 2021 in cui il massimo fu 577 mila.
Una delle principali domande riguarda proprio la motivazione per la quale si verifica un fenomeno simile. Neanche il Ministero del Lavoro riesce a spiegare con certezza quali siano le motivazioni anche se l’ultimo rapporto Censis sul mercato del lavoro sembra essere molto vicino alla risposta. Circa il 47% dei lavoratori italiani si mostra favorevole a lasciare il proprio lavoro qualora fosse possibile. La decisione brusca sarebbe guidata in particolare modo dalla difficoltà di affermarsi nel mondo del lavoro, salari molto bassi e la precarietà dei contratti. A pronunciarsi su tale argomento è anche Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil: “L’aumento delle dimissioni è segno di una maggiore mobilità nel mercato del lavoro, anche se si deve capire se questo aumento è determinato da un passaggio a un posto di lavoro migliore o se avvengono anche senza una prospettiva”.