Partite Iva, in arrivo la norma anti evasione: la mossa del Governo è da ko
Apri e chiudi, sembra una battuta o una barzelletta, ma è la triste e reale storia che si è verificata spesso nel nostro Bel Paese negli ultimi anni, di che cosa stiamo parlando? Di alcune attività che aprivano e in men che non si dica chiudevano, con tanto di sparizione dei loro titolari.
La Guardia Di Finanza e l’Agenzia Delle Entrate stanno cercando di evitare con tutte le proprie forze sul nascere simili situazioni, che fanno male all’Economia. E ora arriva in loro soccorso la Legge di bilancio coi suoi nuovi articoli, in particolare il 36 e il 27, ma che cosa dicono essi?
In poche parole sono stati entrambi selezionati come “rafforzamento del presidio preventivo connesso all’attribuzione e all”operatività delle Partite Iva“. Insomma, si cercherà di evitare che troppa gente riesca ancora a farla franca, dopo aver fatto un po’ troppo la furbetta.
Del resto pensate che, dati alla mano, solo nella meravigliosa città di Venezia, nel lontano 2109, la Guardia di Finanza aveva indagato su un presunto, ma poi a quanto pare reale, giro di affari della bellezza di oltre 30.000 di quello che era strettamente connesso a 850 aziende che si sono poi volatilizzate nel nulla.
Ma in che senso? In poche parole dopo che avevano chiuso baracca e burattini i loro proprietari si davano alla macchia e così facendo non potevano subire controllo fiscale. Ma ora, come giustamente accennato, è stata introdotta dal Governo una norma antievasione al fine precipuo di ostacolare il reato di frode.
Cosa accadrà di nuovo
Ergo sarà in primis necessario intensificare come si deve i controlli preventivi da parte della temutissima Agenzia Delle Entrate. Poi, a chi farà il furbo, saranno date multe di 3000 euro, tanto per aprire le danze. Inoltre è prevista pure la stipula di una fideiussione della cifra dia almeno 50.000 euro per un’eventuale riapertura della Partita Iva.
Inoltre sarà riconosciuta una responsabilità del tutto diretta anche dei cosiddetti intermediari che hanno trasmesso dichiarazione di inizio attività per conto del loro contribuente nonché cliente, agendo pertanto con dolo o con colpa grave. Rientrano in tale categoria i commercialisti e tutti i numerosi gestori di quelle piattaforme elettroniche tramite le quali possono transitare le false transizioni se non è stato accertato in alcuna maniera che il cliente svolgesse realmente un’attività economica soggetta all’Iva.
Si capisce quindi che dovranno pure essere presentate le cosiddette prove dell’esercizio effettivo di un’impresa oppure di un lavoro autonomo con tanto di una bella certificazione dell’assenza dei rischi individuati. E qui fate molta attenzione dal momento che se i vari controlli dovessero evidenziare una realtà ben diversa, ecco che in men che non si dica la posizione Iva sarà cancellata di ufficio con un gesto di spugna e che arriverà pure la multa di 3000 euro che giungerà non solo al titolare ma anche all’intermediario, che è di fatto complice del reato e della truffa, perché è di ciò che si tratta!