In questo periodo di terribile e pesantissima crisi che ha invaso il nostro Paese, molte famiglia italiane, tra le altre preoccupazioni, hanno anche quella dello sfratto, che incombe sui loro capi come una sorta di spada di Damocle.
Dopo tuti i rincari che hanno invaso tutti quanti i settori, pagare a fine mese regolarmente l’affitto può diventare un’impresa titanica per molti, che, complice anche la perdita del lavoro, non riescono a provvedere da tempo. E così la minaccia di essere ben presto sbattuti fuori di casa si fa sempre più forte…
L’argomento soldi è uno dei più trattati quando ci si incontra per la strada e si scambiano due parole con un amico o un parente o un mero conoscente, ma anche sul Web e in particolare sui Social, non si fa che parlare d’altro.
Del resto, inutile girarci intorno e negarlo, siamo tutti un po’ in difficoltà dal punto di vista sociale ed economico. Se dopo e durante l’avvento del primo e lungo estenuante lockdown del 2020 che ci ha tuti presi in contropiede, abbiamo respirato una nuova e potente ondata di crisi, oggi ne viviamo un’altra decisamente violenta che tende a non fermarsi e che- purtroppo- non si placherà nemmeno nel 2023, ormai alle porte.
La guerra in Ucraina ha procurato nuovi rincari e le famiglie italiane non ce la fanno più ad arrivare a fine mese e offrire una vita degna ai propri figli. Ci si toglie il pane di bocca e per pagare le bollette di luce e di gas e si risparmia fino all’osso, ma in certi casi nemmeno questo basta.
Pagare le spese a fine mese è diventata un’impresa ardua così come pagare l’affitto della casa dove si vive e così molti italiani, dati alla mano, da svariati mesi non riescono più a pagarlo regolarmente con una certa continuità e così temono lo sfratto. Ma ora in loro aiuto arriva l’ONU tramite una delle sue numerose petizioni. Come funziona? In poche parole l’Assemblea di Autodifesa degli Sfratti a partire dal 2021 ha incominciato a utilizzare uno strumento altamente legale e che -in realtà- non si è mai ampiamente utilizzato nel nostro Paese e che si basa sulle petizioni individuali all’Alto Commissariato per i Diritti Umani. Su che cosa poserebbe saldamente le sue fondamenta?
Su un patto a carattere internazionale che è stato firmato nel lontano 1978 tra l’Italia e l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Ciò stipula che ogni persona abbia il totale diritto ad avere un alloggio dignitoso. Dulcis in fundo il nostro Bel Paese ha pure firmato nel 2015 un protocollo che stabilisce in maniera ben chiara e netta che la Commissione che vigila sul patto poco fa espresso può anche richiedere agli Stati firmatari, ma solo attraverso un tribunale, la sospensione di quei procedimenti che possono violare questo diritto universale.
Capite bene che arriverebbe da qui lo strumento per permettere agli inquilini di impedire lo sfratto, compilando come si deve la lista di petizioni da inviare poi all’ONU. E ciò pare che funzioni dal momento che da quando l’Assemblea di Autodifesa di Roma ha iniziato a comportarsi in tale maniera per una decina di casi tute quante le volte l’ONU ha accolto in men che non si dica la richiesta e ha bloccato lo sfratto. Tuttavia per conoscere meglio i casi in cui è facile ottenere questo aiuto è bene consultare il sito dell’ONU stessa, pur sapendo che in caso di situazioni molto particolari, come di anziani, disabili o bambini presenti nel nucleo familiare su cui incombe lo sfratto siano talora fondamentali per ottenere l’aiuto.