Diffamazione sui social: cosa accade in questi casi? La legge è inequivocabile
Nuovo reato di cui fare attenzione sul social Facebook. Attenzione a quello che viene pubblicato, si potrebbe incappare nel reato di diffamazione.
Pubblicare qualsiasi informazione potrebbe non essere una buona idea, soprattutto se le notizie tendono a ledere parti terze.
I social vengono ormai considerati come un prosieguo della vita quotidiana di tutti gli utenti che vi navigano. Negli ambienti della rete spesso ci si ritrova a raccontare ogni aspetto della propria vita nei minimi particolari. Non sempre però rendere la propria vita pubblica può apportare benefici.
Se da una parte, grazie ai social è possibile conoscere meglio le peculiarità di ogni persona, le abitudini o gli hobby, dall’altra al contrario ci si è spinti sempre di più a mostrare alla rete più del dovuto. Utilizzare la propria bacheca di Facebook come un diario, potrebbe esporre i dati più sensibili e personali all’intero popolo dei social.
Diffamazione sui social
Come avremo capito, i social hanno una doppia faccia, positiva da un lato e negativa dall’altro. Il primo passo per proteggersi dalle minacce dei social è evitare di pubblicare qualsiasi informazione che possa essere utilizzata contro se stessi. Pubblicare documenti che mostrano i propri debiti, ad esempi, è un modo di esporre la propria persona ad una serie infinita di offese. Ad intervenire è la Corte di Cassazione che, in un determinato caso, ha parlato di reato di diffamazione. La decisione è stata presa in seguito ad un caso in particolare verificatosi negli ambienti della rete.
Una lettera e tante offese
Tutto è iniziato quando un utente di Facebook ha deciso di pubblicare uno stralcio di una lettera accompagnata da una descrizione volta a ledere il soggetto che ha inviato tale comunicazione. Il contenuto del post pubblicato dall’utente è stato considerato diffamatorio e offensivo. Proprio per questo è stato richiesto l’intervento della Cassazione a causa di una denuncia da parte del soggetto leso ma la Cassazione ha deciso di non presentare ricorso. Le evidenze hanno mostrato come l’utente abbia utilizzato un social in un modo sbagliato pubblicando un post diffamatorio verso l’ente tirato in causa. Questo è solo uno dei piccoli esempi che potremmo tirare in ballo per quanto riguarda la valenza negativa dei social ed è solo uno dei modi per far comprendere ai nostri cari lettori che non bisogna pubblicare in rete dei pensieri che possano ledere altre persone.