Euro digitale, ci siamo: come funziona, vantaggi e rischi
Il nostro sistema monetario deve – necessariamente- adattarsi al futuro. Ma l’adozione della nuova tecnologia solleva problemi di non poco conto. Ed è il Caos!
La Commissione europea vuole presentare una proposta legislativa sull’euro digitale entro e non oltre- a quanto pare- la prima metà del 2023 per poi avviare i negoziati con il Parlamento europeo e gli Stati membri. Vediamo di capirci qualcosa di più…
Che cos’è l’euro digitale?
Sono parole pronunciate dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, nel suo intervento alla conferenza congiunta con la Bce sull’euro digitale. “Le società e le economie europee si stanno rapidamente digitalizzando, dobbiamo abbracciare l’era digitale“. Inoltre ha pure aggiunto: “Anche il nostro sistema monetario deve adattarsi a un futuro digitalizzato” . Ma ora una domanda sorge più che spontanea: cos’ è un euro digitale e quali novità introduce? Una risposta- bella netta e chiara- ci è stata data dalla Banca Centrale europea, che si è trovata a rispondere ad alcuni dubbi, alcuni dei quali pure assai forti, emersi sia nei cuori dei cittadini come privati che in alcuni imprenditori.
Le risposte dalla Banca Centrale
L’euro digitale sostituirebbe il contante? E’ davvero così? La Banca risponde: “No, affiancherebbe il contante senza sostituirlo. Il contante continuerà a essere disponibile nell’area dell’euro. Un euro digitale risponderebbe alle nuove esigenze dei consumatori in termini di strumenti di pagamento digitali rapidi e sicuri”.
E arriviamo ora a un altro quesito: un euro digitale sarebbe una valuta alternativa nell’Eurosistema? “No, sarebbe solo un altro mezzo di pagamento in euro, la nostra moneta unica, utilizzabile in Europa. Sarebbe convertibile alla pari con le banconote. Un euro digitale risponderebbe alla crescente preferenza di cittadini e imprese per i pagamenti digitali”, questa la degna risposta in merito. Dunque, aguzzate la vista, prendete carta e penna e proseguite con la lettura!
E ora nasce spontaneo, chiedere: perché i consumatori deciderebbero di utilizzare un euro digitale? “Perché sarebbe un mezzo di pagamento digitale sicuro, facile da usare e a basso costo come oggi il contante. Potrebbe essere utilizzato gratuitamente per le operazioni di pagamento essenziali in tutta l’area dell’euro”, risponde sempre la Banca che poi ha anche aggiunto come sorta di postilla: ” In un mondo in cui i cittadini ricorrono sempre più ai pagamenti elettronici e in cui il mercato dei pagamenti digitali continua a crescere, un euro digitale offrirebbe a tutti – famiglie e imprese, piccole e grandi – un’ulteriore soluzione di pagamento in moneta di Banca Centrale. Agli esercizi commerciali e alle piccole imprese un euro digitale fornirebbe un’altra modalità per ricevere pagamenti dalla clientela. Inoltre un euro digitale potrebbe rendere disponibili funzionalità avanzate, come il pagamento automatizzato o l’applicazione di una qualche forma di identità digitale“.
Si punta alla privacy e alla sicurezza
Ma le domande non sono-di certo- finte qui. Per esempio c’è chi ha voluto fare domande ben più profonde e- se vogliamo- toste alla Banca, chiedendo: quali dati elaborereste per i pagamenti in euro digitali? O ancora: Sarete in grado di tracciare le abitudini di pagamento degli utenti e di condividerle con enti e istituzioni pubbliche?
“L’Eurosistema non ha alcun interesse a raccogliere dati sui pagamenti dei singoli utenti, tracciare le abitudini di pagamento o rendere noti questi dati a enti e istituzioni pubbliche. Un euro digitale consentirebbe ai cittadini di effettuare pagamenti senza condividere i propri dati con soggetti terzi, a meno che non sia richiesto per la prevenzione di attività illecite”, ha tranquillato la Centrale che poi ha voluto dare ulteriori informazioni, al fine di rassicurare gli italiani: ” Per far sì che i pagamenti restino una questione privata, andrebbero protette diverse tipologie di dati: l’identità dell’utente, i dati sul singolo pagamento (ad esempio l’importo) e i metadati relativi alla transazione (ad esempio l’indirizzo IP del dispositivo utilizzato). Gli utenti dovranno probabilmente rivelare la loro identità quando accedono per la prima volta a servizi in euro digitali, ma vi è sempre la possibilità di mantenere diversi livelli di privacy per i loro pagamenti…”.
Ok, ma non si può cercate di avere una privacy- diciamo- più alta? A quanto pare sì, come ci ha spiegato poco dopo la Banca: ” Una privacy elevata potrebbe anche essere assicurata in altri modi. Ad esempio, l’identità degli utenti potrebbe essere custodita separatamente dai dati sui pagamenti, consentendo solo alle unità di informazione finanziaria di accedervi, nell’ambito di un quadro giuridico chiaramente definito, per individuare il debitore e il beneficiario in caso di sospetta attività illecita“.
E’ in arrivo un referendum
Chiaramente, quest’ultima domanda è – con grande probabilità- la più importante in assoluto perché la privacy è davvero tutto. Inoltre i vantaggi derivanti da una sua introduzione al momento non sembrano essere poi così rilevanti. Tanto più che nessuno sarà obbligato a fare questa scelta. Si attende ora un bel referendum a riguardo…