“Noi non paghiamo”, da Twitter a Telegram il movimento italiano contro il caro bollette
“Giù le bollette o dal 30 novembre non le saldiamo più”. Questo è il messaggio, decisamente forte e accorato, lanciato or ora dai gruppi che su Telegram e che su Twitter, decisamente affollati che puntano a darsi un’organizzazione nazionale.
Le persone sono davvero stanche dei rincari e non sanno più come arrivare a fine mese. Ed è protesta! Le città italiane scendono in piazza…
Nato come hashtag su Twitter, ora il movimento “Io non pago” sta crescendo a macchia d’olio pure su Telegram. In Italia la protesta contro il carovita prende spunto dall’esperienza dei “Don’t pay” di stampo britannicio e prova ad associarsi per dar vita a un’organizzazione di tipo nazionale al fine di far sentire maggiormente la sua voce.
Le bollette troppo care? Scatta la protesta sui Social e nelle piazze
“Puntiamo a un milione di adesioni entro il 30 novembre, data in cui se il governo (qualsiasi esso sarà) non avrà messo in atto garanzie per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia, inizieremo con l’autoriduzione o il non pagamento delle bollette”, scrivono gli organizzatori sui Social, invitando le persone a iscriversi in massa ai loro gruppi.
L’obiettivo principale della protesta pacifica è quella di attirare l’attenzione del governo, spingendolo ad approvare misure che contengano l’aumento dei prezzi che sta mettendo in seria difficoltà e- in certi casi- in ginocchio gli italiani, famiglie e giovani in primis. Tra l’altro negli scorsi giorni in diverse città italiane i manifestanti si sono fatti vedere nelle piazze per far sentire la loro voce. Fortissima- in particolare- è stata la scena in cui alcuni manifestanti hanno deciso di creare un falò dove bruciare le bollette.
I gruppi puntano a maggiori adesioni
I gruppi nati su Telegram sono decisamente parecchi, alcuni con poche centinaia di iscritti, altri con addirittura migliaia. I più nutriti sono nati a Napoli e Genova. L’ambizione è quella di diventare un’organizzazione nazionale con un milione di adesioni. Un sogno? Un’utopia? E’ davvero difficile dirlo , ma quel che è certo è che le adesioni stanno crescendo a dismisura e che ha oggi le firme fatte siano 10.228. Il simbolo scelto, decisamente forte e di sicuro impatto visivo ed emozionale, è quello di una bolletta che sta per essere gettata tra le fiamme. E intanto nelle varie pagine di riferimento Telegram si pubblicizzano a gogo assemblee, banchetti e iniziative di lotta. E tutto viene poi documentato da video e foto.
Napoli in prima fila
Città capofila della protesta è Napoli con appuntamenti in agenda quasi tutti i giorni e una annunciata “grande manifestazione” per il prossimo 5 novembre, che- guarda caso-è la stessa data in cui è in preparazione con “tavoli di studio” un super corteo. Al momento, precisano i moderatori del gruppo, i roghi delle bollette saranno solo simbolici”, in attesa di vedere se arriveranno gli aiuti invocati entro il 30 novembre. Dopodiché si darà vita al secondo round di lotta.
Come è nato il movimento
Il movimento “nasce da una campagna internazionale sorta in Inghilterra con il movimento ‘Don’t Pay Uk’, partito intorno a maggio-giugno e diffuso in tutta Europa con l’obiettivo preciso di raggiungere un milione di persone entro il 30 novembre e dichiarare lo sciopero delle bollette“. lo ha ben spiegato all’Adnkronos Kino, pseudonimo di un portavoce di ‘Noi non paghiamo’ e che promette scintille se il Governo non prenderà presto seri provvedimenti.
“La campagna – ha aggiunto – nasce perché crediamo che quello che sta succedendo non può essere accettato: nove milioni di persone sono prossime alla povertà energetica, una famiglia su tre è costretta a scegliere se mangiare o pagare le bollette e la situazione di morosità diffusa ha raggiunto in Italia quasi il 20 per cento. Questa situazione non parte da oggi, ma è frutto di una speculazione finanziaria che nasce, prima dello scoppio della guerra, per scelte fallimentari del governo…”, parole forti e che hanno colpito come un fiume in piena gli italiani di ogni età. Il portavoce ha poi aggiunto con sempre maggior impeto: ” Noi diciamo che questa crisi non la vogliamo pagare perché non ci sentiamo responsabili e devono pagarla i veri responsabili ossia le banche, i mercati che stanno facendo speculazione, le compagnie del fossile che non hanno fatto nulla per una transizione energetica“.